Milano

Istituto Penale per i Minorenni di Milano “Beccaria”

Via Calchi E Taeggi, 20 – 20152 Milano (MI)
Tel: 02-414791
Fax:  02-48302191
Email: ipm.milano.dgm@giustizia.it
Posta Certificata: ipm.milano.dgm@giustiziacert.it
Tipologia: Istituto maschile
Dislocazione: zona urbana
Centro per la Giustizia Minorile (CGM) di riferimento: Milano
Tribunale per Minorenni e Ufficio di Sorveglianza di riferimento: Milano
Ufficio Servizi Sociali Minorenni (USSM)  di riferimento: Milano

 

Nodi identificativi e problematici

Il Beccaria non sembra più l’IPM-modello che era stato in passato. Esempio di un ottimo dialogo tra dentro e fuori, complice un contesto molto  recettivo e fertile come quello milanese. Anzi, colpisce il contrasto tra un quartiere intorno all’IPM in rapidissima espansione e un istituto ancora alla prese (dopo 15 anni) con una ristrutturazione eterna di cui ancora non si vede la fine. Il cantiere a cielo aperto che interessa buona parte dell’IPM è sintomatico di un istituto in eterna transizione, con una direzione “a scavalco” con altri istituti e la scelta di trasformare il Centro di prima accoglienza in reparto isolamento Covid. Piuttosto ambigua la gestione degli spazi detentivi attigui all’infermeria. Si tratta di celle chiuse e più anguste di quelle dei reparti ordinari che ospitano ragazzi non solo per ragioni sanitarie ma anche disciplinari e di mera organizzazione degli spazi. Le tante attività trattamentali proposte faticano a tradursi in percorsi significativi di inserimento lavorativo. Colpisce l’impegno di risorse umane e materiali da parte degli enti locali, unicum a livello nazionale.

 

 

Struttura

Il “Beccaria”, situato nella periferia milanese vicino alla fermata della metropolitana di Bisceglie, in un quartiere in forte espansione urbanistica (proprio di fronte all’ingresso dell’Istituto sta nascendo un grosso complesso residenziale e commerciale) è storicamente uno degli Istituti Penali Minorili più importanti d’Italia.  Grazie al grande impegno (anche in termini di risorse economiche) delle istituzioni pubbliche e private milanesi, l’istituto divenne presto uno dei “modelli da seguire” della giustizia minorile italiana. Oggi la situazione, sotto molti punti vista, rimane piuttosto lontana dai “fasti” del passato. 

Su tutto, spicca l’incredibile vicenda riguardante la ristrutturazione dell’edificio (in particolare dell’ex padiglione femminile), che si trascina ormai da quasi 15 anni (dal 2008, quando sono iniziati dei lavori che avrebbero dovuto concludersi in tre anni ma che sono stati interrotti per problemi legati all’assegnazione dell’appalto. Quei lavori hanno portato a chiudere un’intera ala dell’edificio, dimezzando i posti disponibili (da 50 ai 31 attuali) e trasferendo definitivamente il reparto femminile altrove. Ad oggi quei lavori non sono conclusi (nonostante le numerose “promesse” e scadenze fissate puntualmente derogate), costringendo operatori e giovani detenuti a non poter sfruttare appieno le potenzialità della struttura, che, in molte aree, risulta un cantiere a cielo aperto, transennata o ricoperta da ponteggi. Se e quando i lavori saranno terminati, la capienza regolamentare si aggirerà tra 70 e 80 posti, facendo del Beccaria uno degli istituti più grandi d’Italia. 

 

 

Gli attuali padiglioni detentivi sono stati inaugurati nel 2017, il che ha finalmente permesso di trasferire tutte le persone detenute dal vecchio padiglione, ormai fatiscente. Sono in buone condizioni igieniche e strutturali, ma piuttosto spogli, soprattutto negli spazi comuni. Ogni sezione ha una stanza dedicata alla mensa comune, dove si consumano i pasti tutti insieme. Le celle sono ampie, ognuna ha un bagno con doccia all’interno, sono da 2 o 3 posti letto.

La parte dedicate alla scuola e alla formazione è ancora nella parte vecchia dell’edificio, ma comunque in buone condizioni.
L’unico spazio esterno usato con continuità, per tutto l’anno (eufemisticamente definito “area verde”, pur trattandosi di un campetto da calcio in erba sintetica), è adiacente alle sezioni detentive, circondato da alte mura, è piuttosto trasandato. A parte il calcio, non è attrezzato per la pratica di nessun altro sport. Sul retro, nei pressi delle mura perimetrali dell’istituto, c’è invece un campo da rugby più grande e meglio tenuto e una piscina esterna, utilizzata solo nei periodi estivi e solo in occasioni particolari (ad esempio il corso di salvataggio in acqua o la scuola di rugby).

La nuova sala colloqui (anch’essa inaugurata) nel 2017 si trova al piano terra, è piuttosto ampia con diversi tavoli e sedie. Qui, in seguito alla pandemia, sono state ricavate le postazione per i colloqui a distanza via Skype.

L’infermeria si trova al primo piano, è formata da un paio di ambulatori medici e ha almeno tre celle all’interno, più piccole e buie rispetto alle stanze detentive delle sezioni ordinarie. 

 

 

Detenuti

Al Beccaria sono ospitati solo maschi, provenienti in prevalenza dal Milanese e dal Bresciano. Al momento della visita erano 37 (capienza 31). Raggiunte le 38 persone si procede a sfollamenti verso gli IPM più vicini, in particolare Torino. Gli Italiani sono 19, alcuni di seconda generazione, 18 gli stranieri (il gruppo più rappresentativo – 5 persone – sono i Marocchini). Piuttosto frequenti sono gli “aggravamenti” , cioè il fallimento di percorsi esterni, principalmente in comunità, che portano il giudice a ordinare un nuovo ingresso in IPM per 30 giorni, in attesa di una nuova collocazione. 4 persone erano in questa condizione.

 

 

Staff

Una delle caratteristiche del Beccaria è quella di poter contare su numerosi operatori “esterni” non direttamente dipendenti del ministero della Giustizia, che “affiancano”, senza evidenti distinzioni, i funzionari ministeriali, soprattutto nell’area trattamentale. Gli educatori “ministeriali” sono 4 in totale (una capo area che svolge le funzioni di vice-direttrice, un educatore a tempo pieno e due a tempo parziale, per 30 ore settimanali ciascuno). A questi si affiancano 4 educatori pagati dalla Regione Lombardia attraverso il Fondo Sociale Europeo e 5 educatori del Comune di Milano. Si tratta di figure la cui attività è stata pienamente integrata negli anni con quella ordinaria, pur rimanendo, formalmente, con contratti provvisori, rinnovati sulla basa delle disponibilità delle risorse. 

La direttrice è “a scavalco” con altri istituti per adulti ed è solitamente al Beccaria per due giorni a settimana. Al momento della visita, l’incarico di direttrice era affidato a Cosima Buccoliero, che tuttavia, nelle settimane successive, ha assunto l’incarico di direttrice del carcere di Torino.

La polizia penitenziaria conta 72 persone, alcuni di questi inseriti da pochi mesi e anagraficamente molto giovani, quasi tutti provenienti dalla carriera militare.

 

Emergenza sanitaria Covid-19

La pandemia da Covid 19 ha fermato le attività dell’istituto per soli due mesi, tra marzo e aprile 2020, poi molte delle attività proposte sono riprese, alcune  da remoto, altre in presenza, grazie ai piccoli numeri. La scuola, ad esempio, non ha subito interruzioni e la didattica a distanza è stata attivata da subito. Il vero impatto la pandemia lo ha avuto (e continua ad averlo) sull’organizzazione degli spazi: con un provvedimento del  marzo 2020, è stato infatti chiuso il Centro di prima accoglienza (Cpa), dove arrivavano tutte le persone arrestate, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto ed è stato trasformato in reparto isolamento Covid, dove i giovani detenuti trascorrono almeno 10 giorni di quarantena, prima di essere trasferiti negli altri reparti detentivi, avendo comunque effettuato un tampone molecolare negativo. In questo modo, quella sezione (ex Cpa) si è trasformata in una sezione detentiva, dove tuttavia non possono essere garantite attività trattamentali e dove è difficile garantire un vero isolamento ai fini di prevenire il contagio. Al momento della visita erano 6 le persone ospitate in quel reparto detentivo. Ma questa scelta organizzativa ha avuto un altro considerevole impatto: tutti i minori arrestati in Lombardia vanno portati nel Centro di prima accoglienza più vicino, quello di Torino. Sul piano logistico una scelta poco comprensibile, soprattutto se protratta per oltre un anno dall’inizio della pandemia, e che provoca notevoli disagi organizzativi, alla struttura torinese, che vede aumentato di molto il flusso di persone nel proprio Cpa, ma anche al personale milanese, che deve organizzare per le traduzioni e per garantire un collegamento tra Milano e Torino. Al momento della visita, non vi sono segnali di un prossimo ritorno alla normalità.

 

Giornata tipo

Le attività si suddividono in base ai laboratori e ai corsi che ogni ragazzo segue:

9.00/9.15-12.00: scuola
dopo la scuola tutti i giorni vengono forniti laboratori di falegnameria, di cucina e sui quadri elettrici (quest’ultimo solo il venerdì non viene effettuato);laboratorio di verde che prevede la manutenzione del verde e degli spazi aperti
pranzo
14.00-15.30: attività di informatica CISCO (lun,mer,ven);, scherma e fotografia (mar,giov);
16.00-18: laboratorio di fotografia con il Politecnico solo il mercoledì
15.00-18.00: tutti i giorni palestra attrezzi; laboratorio di musica (mar,giov);laboratorio di teatro; palestra con percorso cardio
cena

 

 

Sistema disciplinare

Non si effettua l’isolamento disciplinare in zone apposite. Si prevede solo la sospensione delle attività in comune che comporta che il ragazzo sia in camera. Si svolge principalmente un modello di mediazione che è ancora in divenire che tenta di tipizzare il tipo di infrazioni e le azioni mediative che maggiormente hanno sortito effetti positivi

Si segnala che i consigli di disciplina hanno spesso come esito il ricorso a percorsi di mediazioni penale tenuti dal gruppo di lavoro Dike, che fa capo al prof. Ceretti dell’Università di Milano. 

 

Eventi critici

Il clima detentivo appare piuttosto teso, nei due gruppi di “trattamento” in cui è organizzato l’istituto si percepiscono dinamiche volte ad enfatizzare la leadership di alcuni a scapito di altri, ma anche un percepibile livello di apatia e assenza da parte di numerosi ragazzi. Sintomatico il fatto che in una sezione, nonostante fossero appena le 11,30 di mattino, dopo appena un paio d’ora di attività, i ragazzi fossero chiusi nelle stanze detentive, con luci soffuse e dormienti. Alla domanda sul perché fossero a letto, la risposta è stata: “Si alzano molto presto, verso le 8.30 del mattino, e alle 11.30 riposano prima di pranzo perché sono sempre molto stanchi”. La spiegazione risulta tuttavia di circostanza proprio perché gli spazi per le attività fisica sono molto pochi, gli studenti erano a scuola (e non a letto) e anche le lavorazioni non erano in azione al momento della visita, tranne la produzione di panettoni (con un solo lavorante). L’essere a letto sembra più un effetto dell’apatia che non di una vera e propria stanchezza. 

 

Sanità

La gestione del c.d. reparto di infermeria è, ad un occhio esterno, piuttosto critica, strutturalmente le attrezzature e gli spazi per la cura appaiono adeguati e buona la comunicazione con l’ospedale di riferimento. Piuttosto ambigua è invece la gestione degli spazi detentivi attigui all’infermeria, che al momento della visita erano occupati da 3 persone (una stanza doppia e una singola). Si tratta di celle chiuse e più anguste di quelle dei reparti ordinari. Le “giustificazioni” sui motivi che hanno portato quei giovani detenuti ad essere collocati in infermeria, lontani dal resto del gruppo, non sono del tutto chiare e concordanti. Per alcuni ci sono certamente giustificati motivi sanitari (come ad esempio il sospetto di un’infezione da scabbia), ma per altri i motivi si legano ad una incompatibilità con il resto del gruppo e l’esigenza di una maggior sorveglianza legata al rischio suicidario. Insomma, sembra cogliersi un intreccio tra motivazioni sanitarie, disciplinari e di mera organizzazione degli spazi che poco si concilia con la vocazione esclusivamente sanitaria della sezione.
Sul piano sanitario si segnalano anche difficoltà nell’approccio alla salute mentale, soprattutto nella difficoltà di “presa in carico” dei pazienti a cavallo dei 18 anni d’età. I servizi di salute mentale per adulti sarebbero recalcitranti a prendere in carico e garantire la continuità delle cure dei neomaggiorenni con diagnosi psichiatriche.
Anche la gestione appare alquanto singolare. Uno dei ragazzi presenti aveva il materasso a cavallo tra due letti, in orizzontale rispetto alle reti. Alla domanda su tale ragione logistica, il giovane ha risposto che gli era stato imposto di dormire così per essere visto dagli infermieri dallo spioncino. 

 

Istruzione

La scuola è garantita dal CPIA 5 che eroga corsi dall’alfabetizzazione al biennio delle superiori. I dati aggiornati a novembre 2021 registrano la partecipazione di 3 minori al corso di alfabetizzazione, 2 alle scuole medie e 17 alle superiori. Il numero esiguo di iscritti a scuola viene ricondotto all’innalzamento generale dell’età degli utenti dell’istituto.

 

 

Lavoro e formazione professionale

Grazie agli aiuti e istituzioni esterne i corsi di formazione e le possibilità di percorsi lavorativi sono tendenzialmente maggiori che altrove. Anche durante il biennio di pandemia sono stati attivati nuovi percorsi, in collaborazione con CISCO (per aspiranti tecnici informatici), con il Politecnico di Milano (per un corso di fotografia) e con Microsoft. Ormai “storici” sono i percorsi formativi per elettrotecnici organizzati dal CDS (che garantisce un paio di inserimenti lavorativi all’anno) e il laboratorio di arte bianca “Buoni dentro” che tuttavia prevede solo formazione e non inserimenti lavorativi. Al momento della visita solo uno dei ragazzi era attivamente coinvolto nelle lavorazioni. Nell’istituto è previsto anche un laboratorio di falegnameria 

In istituto sono presenti 4 ragazzi in art.21. 

 

Attività culturali, sportive e ricreative

Nell’istituto le attività sono organizzate in base al gruppo di appartenenza del ragazzo: vi è il gruppo dell’accoglienza di cui fanno parte i ragazzi al primo ingresso o ragazzi che magari rientrano dopo anni che mediante gli educatori fanno una settimana di conoscenza e osservazione reciproca in cui si individua il percorso più adatto da proporre a  ciascun ragazzo. Vi è poi il “gruppo aggravati” che si trovano in istituto per un mese a causa dell’aggravamento dovuto alla mancanza di prescrizioni dell’art.22, per questi ragazzi vengono offerte attività intramurarie e scolastiche che durano il tempo dell’aggravamento.

Gli input dalla comunità esterna sono evidenti e molto radicati, sono diverse le attività culturali e sportive offerte ai ragazzi. Anche gli spazi, come il grande teatro accessibile anche dall’esterno sono adeguati. 

Vengono organizzati in istituto laboratori di vario tipo: un laboratorio di fotografia organizzato con il Politecnico di Milano; un laboratorio di musica organizzato da alcuni volontari e dagli insegnati e un laboratorio di teatro. Un’ ulteriore attività è svolta tramite il museo Poldi Pezzoli tramite il comune di Milano.

Per quanto riguarda le attività sportive vengono organizzati corsi di scherma, i ragazzi hanno a disposizione sia la palestra con gli attrezzi, sia la palestra in cui si svolge un percorso di cardio nel quale si alterna la giocoleria con le attività classiche di riscaldamento che si svolgono durante i classici allenamenti. Viene prevista anche un’attività di calcio organizzata da alcuni volontari.

 

Volontari

I laboratori che vengono effettuati tramite l’aiuto dei volontari sono quelli di scherma, di CISCO quindi dell’attività informatica, di fotografia, l’attività circense.

 

Contatti con l’esterno

Nell’istituto vengono garantite 3 chiamate telefoniche la settimana, 2 via skype e 8 ore settimanali di colloqui in presenza. Gli incontri con i familiari vengono effettuati garantendo tutte le misure di sicurezza legate alla diffusione del virus, quindi con mascherine, distanze  e vetri divisori. Si è tentato poi di organizzare dei colloqui prolungati che sono stati interrotti a causa del Covid.

 

Diritti religiosi

Il cappellano, Don Gino Rigoldi, è figura iconica, carismatica e molto conosciuta al di fuori delle mura. La Fondazione a lui dedicata ha aperto, nell’isolato accanto all’IPM un grande sede, architettonicamente all’avanguardia, dove si svolgono corsi professionali, attività ludiche e culturali, c’è uno “sportello sociale”. Sovente i ragazzi in uscita dall’IPM o in fase avanzata del loro percorso trovano qui un punto di riferimento, dove provare a reinserirsi nel tessuto sociale. Insomma la sua figura va ben oltre la missione pastorale, svolta con sguardo ecumenico e inclusivo (tanto che alla messa settimanale partecipano anche persone detenuto non cattoliche), ma diventa cruciale nei rapporti con le istituzioni pubbliche e private, anche nell’ottica di raccolta di fondi e risorse. 

Gli operatori segnalano in generale un percepibile minor interesse verso l’approccio fondamentalista, con riferimento soprattutto alle persone di culto islamico. Tutti gli operatori hanno partecipato ai corsi di formazione sulla “radicalizzazione” organizzati dal Dipartimento, ma, al momento della visita, non vi sono persone segnalate o in osservazione.


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