Al 15 gennaio 2024 i ragazzi, minori e giovani adulti, detenuti nei 17 Istituti penali per minorenni del nostro paese erano 496. Le donne erano 13, il 2,6% dei presenti, gli stranieri 254, il 51,2% dei presenti, dunque più della metà. L’istituto con più presenze era il Beccaria di Milano, con 69 ragazzi, quelli con meno erano Quartucciu in Sardegna, con 8 ragazzi presenti, e Pontremoli in Toscana, unico IPM interamente femminile d’Italia, con 8 ragazze. Le altre 5 ragazze presenti erano distribuite tra Napoli e Roma.

Su questi numeri torneremo, a questo è dedicato questo approfondimento, ma è impossibile non permettere da subito una prima evidenza: per il secondo anno di fila le presenze negli IPM italiani crescono.
Si tratta di una novità importante che mette in discussione una delle costanti che hanno caratterizzato il sistema della giustizia minorile italiano: dalla riforma del processo minorile, e da prima ancora, la giustizia minorile ha reso progressivamente sempre più residuale il ruolo degli IPM, ed in effetti le presenze negli IPM, nella loro tendenza generale, sono andate quasi sempre calando. Oggi assistiamo ad un’inversione di tendenza repentina ed allarmante sulla quale è indispensabile interrogarsi per capirne per quanto possibile le cause.
È questo ciò che a seguire proveremo a fare, ma intanto vale la pena aggiungere qualche altra informazione sulle presenze nei nostri IPM. Quasi metà di queste, per la precisione l’48,8% dei presenti, è detenuto tra Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Campania. In queste regioni si trovano infatti 9 dei 17 IPM in funzione in Italia, e dunque il fenomeno della detenzione minorile appare da subito, in misura significative, un fenomeno che ha come protagonista il meridione, quanto meno per quanto riguarda i ragazzi Italiani, che rappresentano oggi all’incirca la metà dei presenti.

Uno sguardo più attento all’andamento delle presenze negli IPM negli ultimi anni evidenzia alcune cose che vale la pena commentare. Anzitutto, come già detto, questo è il secondo anno di fila in cui crescono le presenze. La crescita del 2022 ha però un significato in parte diverso. Venivamo dalla pandemia da Covid-19 che aveva determinato un significativo calo delle presenze, sia negli IPM che nelle carceri per adulti, e la crescita del 2022 poteva semplicemente rappresentare un ritorno alla “normalità”. Con la crescita registrata nel corso del 2023 si superano però le presenze medie registrate tra il 2016 ed il 2018 e come abbiamo visto si arriva a Gennaio del 2024 a sfiorare le 500 presenze.
È vero che numeri analoghi si erano già registrati in passato, tra il 2009 ed il 2012, ma da allora le presenze in IPM erano scese radicalmente, al punto tale che si fu possibile estendere la permanenza in IPM ai giovani adulti che non avesse ancora compiuto i 25 anni di età, anziché 21 come era prima della riforma del 2014, di fatto allargando la platea dei potenziali detenuti in IPM, e nonostante questo le presenze, pur crescendo, non hanno più raggiunto i numeri di allora, se non appunto oggi.
Uno sguardo agli ingressi in IPM in ciascun anno rende questi fenomeni ancora più leggibili.

Come si vede dal 2007 al 2020 il numero dei ragazzi che ogni anno entravano in IPM è andato calando in modo pressochè costante. Con la fine della pandemia questa tendenza si è invertita, e lo ha fatto con un tasso di crescita repentino e prima dunque che il nuovo Governo adottasse, soprattutto con il decreto Caivano, misure che hanno rafforzato ulteriormente questa tendenza. Basti pensare che nel 2023, fino al 15 settembre, sono stati registrati 1.231 ingressi una media di 4,8 al giorno. Dal 15 settembre, giorno dell’entrata in vigore del decreto Caivano, fino al 31 dicembre, si sono registrati 576 ingressi in 108 giorni, con una media dunque di 5,25 ingressi al giorno. Insomma, è evidente che la crescita delle presenze in IPM non è un fenomeno transitorio, ed è stata ulteriormente rafforzata dalle misure recenti.
Diamo ora uno sguardo ad alcune caratteristiche dei ragazzi detenuti nei nostri IPM, e partiamo dalla loro nazionalità.

Come si vede chiaramente i ragazzi sono soprattutto italiani, mentre le ragazze italiane sono solo una minoranza. Tra i maschi la maggior parte di coloro che non sono italiani viene dalla Tunisia (12,3%), dal Marocco (10,6%) e dall’Egitto Egitto (10,4%). Le ragazze invece vengono soprattutto dalla Bosnia-Erzegovina (23,3%), dalla Serbia (10%) e dalla Croazia (8,3%).
Mentre però questa fotografia ricalca tendenze in atto da molto tempo, altre caratteristiche dei ragazzi detenuti negli IPM italiani stanno invece cambiando. Si guardi ad esempio all’età dei ragazzi detenuti nei nostri IPM al 15 gennaio 2024.

Evidentemente la presenza negli IPM oggi è fatta soprattutto di ragazzi e ragazze minorenni. La fascia più rappresentata è quella dei 16 e 17 anni, ed in totale i minorenni sono in larga maggioranza, il 57,7%, dei presenti, soprattutto tra le ragazze (61,5%) e tra gli stranieri (64,2%). E questa appunto è una novità. Al 15 gennaio 2023 i minorenni erano il 50,1%, ma in passato sono stati a lungo i più ragazzi e le ragazze maggiorenni, che erano il 58,5% il 15 gennaio 2022 e il 57,6% al 15 gennaio 2020.
Un primo elemento di novità dunque è che i ragazzi detenuti nei nostri IPM sono in media più giovani che in passato. Diamo ora uno sguardo alle loro posizioni giuridiche.

Il grafico mostra chiaramente la preponderanza di persone che sono detenute in IPM senza una sentenza definitiva. Sono il 68,5% del totale dei presenti, e addirittura il 88,8% tra i minorenni e il 75,6% tra gli stranieri. Se paragoniamo questo dato a quanto si registra nelle carceri per adulti, dove le persone senza una condanna definitiva sono attorno al 30%, già molte rispetto alla media europea, il dato degli IPM dovrebbe allarmare. In effetti però questo dato va letto in modo parzialmente diverso. L’IPM, come peraltro sarebbe auspicabile anche per il carcere degli adulti, è una tappa generalmente breve di un percorso più lungo, che si svolge soprattutto altrove, nelle comunità e sul territorio. Per questo motivo, anche quando si finisce in IPM, come vedremo meglio in seguito, non è affatto detto che poi li si conti la pena, o il resto della misura cautelare, e questa è una delle ragioni che spiegano come mai i ragazzi si trovino in IPM più spesso all’inizio del proprio percorso, nella fase della custodia cautelare, anziché più avanti, nella fase dell’esecuzione.
Questa caratteristica degli IPM si fa però oggi più accentuata. Se come detto sopra al 15 gennaio 2024 i ragazzi detenuti senza una condanna definitiva erano il 68,5% del totale dei presenti, e addirittura il 88,8% tra i minorenni e il 75,6% tra gli stranieri, al 15 gennaio 2022 erano il 52,5% sul totale dei presenti, l’87,0% tra i minori ed il 55,7% tra gli stranieri. La crescita dei ragazzi detenuti in custodia cautelare riguarda dunque soprattutto i ragazzi stranieri.
La cosa risulta evidente anche guardando i numeri assoluti. A metà gennaio i definitivi erano 156, un anno prima 142, numeri analoghi dunque, mentre le persone in misura cautelare sono passate da 243 a 340. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta dunque quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare.
Diamo ora uno sguardo ai delitti a carico delle persone entrate in IPM nel corso del 2023.

I reati contro la persona, i fatti generalmente più gravi e che prevedono le pene più severe, sono il 22,7% dei reati a carico delle persone entrate in IPM. Tra questi però il più frequente sono le lesioni personali volontarie, uno tra i meno gravi, che rappresenta il 9,9% dei reati a carico di tutti coloro che entrano in IPM, ed il 5,8% dei reati a carico delle sole donne.
La categoria di reati più frequente sono invece i reati contro il patrimonio, che rappresentano il 55,2% dei totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in IPM nel corso del 2023, il 63,9% se si guarda ai soli stranieri, e addirittura il 70,2% se si guarda alle sole donne. Tra i reati contro il patrimonio il più ricorrente è la rapina, che pesa per il 30,5% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in IPM nell’anno, seguito dal furto con il 15,1%. Un dato analogo a quello registrato alla fine del 2023.
I reati contro l’incolumità pubblica (10,6% del totale) sostanzialmente coincidono con le violazione della legge sugli stupefacenti, che rappresentano il 10,2% del totale dei reati a carico di chi è entrato in IPM nel 2023, ed il 14,5% se si guarda ai soli italiani. Questi numeri, se si guarda agli ingressi nel 2022, erano rispettivamente il 6,9% e l’8,6%. Di fatto, se si confrontano i delitti a carico delle persone entrate in IPM nel corso del 2022 con quelle entrate nel 2023, la crescita maggiore è quella registrata appunto per le violazioni della legge sugli stupefacenti, che sono aumentate del 37,4% in un solo anno.
In sintesi dunque, mettendo assieme quanto detto qui con quanto osservato sopra, i numeri ci dicono che la significativa crescita delle presenze osservata negli ultimi 12 mesi è in gran parte da imputare da un lato ad un maggior ingresso di ragazzi e ragazze in custodia cautelare, e dall’altro ad un maggiore ingresso di persone per violazione del testo unico degli stupefacenti. È superfluo qui ricordare come il cosiddetto decreto Caivano, entrato in vigore a metà settembre del 2023, faciliti l’ingresso in carcere proprio per minori ed i giovani adulti in misura cautelare, ed innalzi le pene per il cosiddetto spaccio di lieve entità. Tutte misure che non potranno che rafforzare le tendenze già qui rilevate, e quindi la crescita delle presenze in IPM nel prossimo futuro.
Uno sguardo infine agli ingressi in IPM secondo il motivo nel corso del 2023.

Come già detto la gran parte degli ingressi in IPM avviene in misura cautelare. Questo è vero per il 79,3% del totale di chi entra in IPM, ma se si guarda ai soli stranieri, questa percentuale sale addirittura all’82,9%.
Tra coloro che entrano in IPM in custodia cautelare la maggior parte, il 35%, arriva dalle comunità, per aggravamento della misura, e questa percentuale sale addirittura al 44% se si guarda ai soli italiani. Gli stranieri entrano prevalentemente (41%) dai Centri di prima accoglienza, le strutture che accolgono temporaneamente i minorenni fermati, accompagnati o arrestati in flagranza di reato dalle forze dell’ordine fino all’udienza di convalida, per un tempo massimo di novantasei ore. Dalla libertà, dunque in applicazione di una misura cautelare per chi era a piede libero, entrano il 25% del totale delle persone che entrano in IPM.
Da questi numeri emerge con evidenza come la nazionalità sia un criterio fortemente selettivo per l’accesso agli IPM in fase cautelare. Il percorso che ci immaginiamo più comune, ovvero l’ingresso in CPA a seguito di fermo o arresto, la convalida di questo e l’applicazione di una misura cautelare, è assai più comune per gli stranieri (41%) che per gli italiani (21%), i quali invece entrano più spesso in IPM dalle comunità per aggravamento della misura. A loro dunque assai più spesso in prima battuta non viene applicata la custodia cautelare in carcere, ma una misura di comunità, e l’ingresso in carcere avviene eventualmente in un momento successivo.
Infine uno sguardo alle uscite dagli IPM secondo il motivo, sempre nel corso del 2023.

Come è ovvio anche le uscite dagli IPM sono in gran parte uscite da custodia cautelare in carcere, e nella larghissima maggioranza dei casi si tratta di uscite per collocazione in Comunità, inclusi però i molti casi in cui si rientra in comunità dopo un periodo di aggravamento della misura cautelare, che da misura in Comunità era stata trasformata, a seguito di “gravi e ripetute violazioni delle prescrizioni imposte o di allontanamento ingiustificato dalla comunità”, in misura detentiva. Resta in ogni caso significativo il fatto che il 76% dei ragazzi che, con una misura cautelare, escono dall’IPM, lo fanno per recarsi in una Comunità.
Più vario il quadro di quanti escono dall’IPM mentre stavano scontando una pena. Solo il 31% esce per aver finito di scontare la propria pena, a conferma del fatto che resta minoritario il numero di quanti scontano interamente in IPM la propria condanna. Assai di più quelli che escono per andare a scontare la propria pena fuori dal carcere, soprattutto in detenzione domiciliare (38%) e in affidamento in prova al servizio sociale (27%). Questi numeri possono sembrare degli indicatori di uno stato di salute sostanzialmente buono del nostro sistema della giustizia minorile, ma se effettivamente è così, allora anche su questo purtroppo c’è da essere preoccupati. Nel corso del 2022 infatti i ragazzi e le ragazze usciti dagli IPM a fine pena erano il 25,5% degli usciti per esecuzione di pena, contro il 31% del 2023. Mentre le persone uscite in detenzione domiciliare erano il 29,9% nel 2022, contro il 38% del 2023, e quelle uscite in affidamento il 29,9%, contro il 27% del 2023. In pratica, uscire dagli IPM a fine pena resta un fatto non frequente, me è assai preoccupante che accada sempre più spesso, mentre si sta restringendo l’accesso alle alternative alla detenzione.
Merita da ultimo un accenno il numero dei ragazzi e delle ragazze trasferiti, a qualunque titolo, dagli IPM agli istituti di pena per adulti. Nel 2022 sono stati 95, per il 58,9% italiani e per il 41,1% stranieri. Nel 2023 sono stati 122, per il 63,9% italiani e per il 36,1% stranieri. Anche questo è un numero che cresce in maniera preoccupante, indicativo del fallimento del tentativo di garantire anche ai giovani fino ai 25 le opportunità e le risorse che sono a disposizione del sistema della giustizia minorile, e che sono invece notoriamente carenti in quello delle carceri per adulti. Un fallimento che l’attuale governo, con il decreto Caivano, considera invece una misura utile “in materia di sicurezza degli istituti penali per minorenni”.