Comunità San Francesco

Ente gestore: Istituto Don Calabria

Tipologia di struttura: Comunità educativa maschile

Indirizzo: Via Carampelle – San Zenone di Minerbe (VR)

Sito web: www.doncalabriaeuropa.org

Email: a.calvanese@doncalabriaeuropa.org

Numero di telefono: 0442/643052

Struttura

La Comunità è attiva dal 2017. La struttura che la ospita è un casolare a 2 piani, la parte superiore si compone di 2  appartamenti, la parte inferiore era usata come fattoria, ma attualmente è in fase di ristrutturazione per convertirla in spazio abitativo. La struttura si trova in campagna, il che è sia un lato positivo per quanto riguarda la libertà di usare lo spazio, che un lato negativo per quanto riguarda l’inserimento sul territorio e la facilità di far frequentare attività all’esterno. Data la posizione della comunità gli operatori accompagnano i ragazzi alle attività esterne in macchina.

Personale

Ci sono 8 operatori, alcuni laureati in scienze dell’educazione altri in campi analoghi come ad esempio psicologia. Nonostante la maggioranza di ragazzi stranieri non vi sono mediatori culturali inseriti nello staff della comunità, ma a volte vengono contattati mediatori esterni. A livello comunicativo, il momento più difficile è l’ingresso in comunità, soprattutto se i ragazzi non parlano Italiano. In quel caso gli operatori cercano di comunicare in inglese, altrimenti utilizzano google traduttore. Poi, mano a mano che i ragazzi frequentano la scuola di italiano e i corsi di alfabetizzazione la comprensione diventa più fluida.

Ospiti

Negli ultimi 2 anni la comunità ha ospitato 27 ragazzi (tutti maschi). Al momento dell’intervista erano presenti sia minori stranieri non accompagnati (MSNA) che ragazzi provenienti dal circuito penale. L’età media dei ragazzi presenti è di 16 anni. La presenza di MSNA è andata aumentando negli ultimi mesi, determinando la necessità di porre in essere degli accorgimenti da parte dell’équipe al fine di garantire una buona convivenza con i ragazzi provenienti dall’area penale. Infatti, inizialmente quest’ultimi facevano fatica a comprendere le specificità e il percorso di sofferenza di alcuni minori stranieri non accompagnati; non capivano perchè quando cercavano di legare o relazionarsi come sono soliti fare, alcuni minori non accompagnati fossero timidi o schivi. Ad esempio erano infastiditi dal fatto che loro tenessero la porta della camera chiusa o che fossero molto riservati. Inoltre si erano create delle situazioni in cui i ragazzi italiani erano infastiditi da alcune dinamiche dirette ai ragazzi stranieri che percepivano come favoritismi. Ad esempio, per un periodo era stata data la possibilità a un minore pakistano di farsi del riso in bianco anziché la pasta per cena, venendo percepito come un  trattamento diverso dagli altri.

Regolamento interno

I ragazzi vengono informati all’ingresso in comunità delle regole e vengono avvertiti del fatto che in caso di mancato rispetto, gli operatori della comunità sono tenuti ad informare il Tribunale, rischiando, quindi, l’applicazione della misura dell’aggravamento. Quando viene disposta la misura dell’aggravamento per un ragazzo è un momento molto forte, dato che implica l’arrivo delle forze dell’ordine in comunità e la conseguente traduzione in IPM del ragazzo.

Inoltre, un’altra regola della comunità è che chi rompe paga, sebbene spesso famiglie dei ragazzi non abbiano soldi per fare fronte ai danni provocati dal minore. Tendenzialmente, però, la comunità opta per non applicare il sistema disciplinare, bensì per soluzioni in linea con il modello di giustizia riparativa. Si cerca quindi di instaurare un dialogo con i ragazzi,  di farli riflettere sull’impatto delle loro azioni sugli altri, generando un sentimento di empatia.  

Scuola, lavoro e altre attività

L’offerta formativa all’interno della comunità dipende molto dal tipo di utenza del momento e anche dalla loro situazione giuridica (nello specifico, da quanti ragazzi sono in messa alla prova e quanti sono in misura cautelare). Al momento dell’intervista molti ragazzi frequentavano la scuola, mentre un solo ragazzo era impegnato in un tirocinio. I MSNA frequentano corsi di alfabetizzazione. Presso la comunità sono attivi laboratori di cucina, di falegnameria e di elaborazione del reato.

I soldi dei ragazzi sono controllati dalla comunità; gli operatori, infatti, cercano sempre di supervisionare come vengono spesi. Ad esempio, quando i ragazzi escono liberamente, viene chiesto loro di riportare gli scontrini al fine di controllare come vengono spesi i soldi. Inoltre, quando i ragazzi vogliono fare spese ingenti, gli operatori consultano anche le famiglie per capire se acconsentono. La paghetta settimanale viene data dalla comunità solamente ai ragazzi che non hanno una famiglia, quindi, in particolare ai MSNA.

Sanità

Sempre nell’ottica di promuovere un senso di responsabilità nelle famiglie, la salute degli ospiti non viene gestita dalla comunità, ma si cerca di continuare a mantenere il legame con il medico di famiglia che il ragazzo aveva prima di entrare in comunità. Ovviamente laddove ciò non sia possibile, provvede la comunità.

La comunità non è solita accogliere ragazzi che fanno uso abituale di sostanze né coloro che presentano disagio psichico, non disponendo del personale e degli strumenti adeguati. Ciò nonostante, è stato avvertito negli ultimi anni, a seguito dell’emergenza sanitaria, un aumento delle situazioni di ragazzi affetti da disagio mentale. 

Relazioni con l’esterno

La comunità informa regolarmente le famiglie dei ragazzi in merito al percorso svolto da questi, al fine di evitare il senso di deresponsabilizzazione dei genitori. In quest’ottica, sono le famiglie che chiamano al telefono i ragazzi e non viceversa. Nel caso in cui i ragazzi non ricevano la chiamata dai genitori, i ragazzi vengono incoraggiati dagli educatori a riflettere su quanto accaduto, nonostante per i giovani ospiti sia difficile fare i conti con le fragilità della propria famiglia.

Difficoltà

Tra le principali difficoltà ravvisate vi sono i numerosi bisogni di un’utenza dal profilo sempre più complesso, in particolare quella composta dai ragazzi che provengono dal circuito penale. Ciò ha spinto la comunità a ridurre il numero di ospiti in conflitto con la legge, poiché altrimenti non sarebbe stato possibile soddisfare i bisogni di tutti i ragazzi. Un’altra difficoltà che è avvertita dagli operatori è la scarsa considerazione del ruolo dell’educatore; nonostante sia molto impegnativo, spesso è una professione mal remunerata, che ormai in pochi accettano di fare.