Negli scorsi mesi i componenti dell’Osservatorio sulla Giustizia minorile di Antigone hanno visitato tutti i 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia. Grazie anche all’apporto di telecamere, l’Osservatorio di Antigone ha avuto modo di vedere tutti gli spazi destinati alle detenzione minorile, di parlare con gli operatori che in questi spazi lavorano e di ascoltare i ragazzi e le ragazze che in questi spazi vivono. Il quadro che emerge da questo lavoro di monitoraggio collettivo è quello di un sistema cambiato, costretto oggi ad affrontare nuove difficoltà rispetto al passato. Un sistema attaccato dalla politica, con la recente entrata in vigore del cosiddetto Decreto Caivano che, in soli pochi mesi, ha già fatto registrare un significativo aumento delle presenze negli IPM e degli ingressi nei Centri di prima accoglienza. Un sistema attaccato dalle carenza di risorse, sia in termini di personale che in termini di spazi e strutture. Un sistema attaccato dalla difficile gestione di ragazzi e ragazze con situazioni complesse, spesso non idonee ad ambienti carcerari.

Numerosi gli IPM interessati da interventi di ristrutturazione. Ciò determina un peggioramento nella qualità della vita nelle sezioni rimaste aperte

L’osservazione degli ambienti carcerari, delle condizioni degli spazi, ma anche delle caratteristiche strutturali degli Istituti penitenziari rappresenta una parte fondamentale dell’attività di monitoraggio svolta dall’Osservatorio sulla Giustizia minorile di Antigone.
Se diversi Istituti penali sono ospitati in edifici idonei ad accogliere giovani ragazzi, con ambienti colorati e luminosi, simili a strutture di comunità (è il caso ad esempio dell’IPM di Acireale, Torino, Catanzaro e Potenza), altri presentano condizioni ben diverse. In alcuni casi gli edifici sono in tutto e per tutto simili a Istituti per adulti. E’ questo il caso dell’IPM di Catania Bicocca, identico all’adiacente Casa Circondariale per persone detenute nel circuito di Alta Sicurezza, con celle piccole e ambienti spogli. O dell’IPM di Quartucciu a Cagliari, ospitato in un edificio che serviva un tempo da carcere di massima sicurezza.
Nell’ultimo biennio, numerosi Istituti sono stati oggetto di interventi di ristrutturazione che in alcuni casi hanno determinato la chiusura di intere sezioni (nel caso di Treviso dell’intero Istituto). Ciò ha determinato il trasferimento di molti ragazzi in altri Istituti, incidendo in maniera determinante nell’equilibrio dell’intero sistema penitenziario minorile. L’IPM di Milano dal 2008 è sottoposto a lavori di ristrutturazione che avrebbero dovuto concludersi in pochi anni, ma che invece non sono ancora del tutto terminati. Ad oggi alcuni cantieri sono ancora aperti, costringendo operatori e giovani detenuti a non poter sfruttare appieno le potenzialità della struttura. Presso l’IPM di Airola, invece, gli interventi di ristrutturazione dovrebbero cominciare a breve, al fine di porre rimedio alle condizioni fatiscenti in cui si trova l’edificio: le celle visitate presentavano grossi problemi di umidità, presenza di muffe e tubazioni a vista. Ancora ad Airola, non è sempre garantita l’acqua calda a causa della vetustà degli impianti. Una situazione simile è quella dell’IPM di Nisida: le sezioni presentano crepe nei muri e, soprattutto, una diffusa presenza di muffe, oltre a neon mal funzionanti e mobilio spesso in cattivo stato. La Direzione ha riferito che circa 5 anni fa è stata inoltrata la richiesta di fondi per lavori di ristrutturazione, i quali dovrebbero partire entro la fine del 2024.
A Catania e Treviso gli IPM sono stati sottoposti a lavori di risistemazione a seguito delle proteste verificatesi negli ultimi mesi. Presso l’IPM di Treviso, l’incendio che era stato appiccato aveva comportato l’inagibilità degli spazi. Nonostante adesso i locali siano stati riparati, le condizioni dell’Istituto continuano a non essere ottimali; ad esempio, nelle celle si nota ancora la presenza di bagni alla turca dotati di una griglia abbassabile per poter consentire le docce.
Nell’Istituto di Firenze, chiuso dal 2012 al 2017 per lavori di ristrutturazione, nel 2022 sono ricominciati altri lavori di ristrutturazione. Nell’estate del 2023 due ragazzi sono evasi dall’Istituto sfruttando le impalcature previste dai lavori. A seguito dell’episodio, sono state raddoppiate le inferriate e la struttura è stata cinta da filo spinato.
Condizioni fatiscenti sono state osservate anche nell’IPM di Cagliari: docce con ante e soffioni rotti, nonché importanti problemi legati alla gestione delle temperature interne dell’Istituto. I ragazzi vivono estati caldissime, a detta della stessa Direzione “intollerabili”, ed inverni rigidi.

IPM sovraffollati e trasferimenti forzati al sud

Se negli anni dell’emergenza sanitaria il sistema della Giustizia Minorile si era abituato a numeri particolarmente bassi, il ritorno alla normalità non si è tradotto in un ritorno ai numeri pre-pandemici ma è andato oltre. Complessivamente, l’intero sistema detentivo minorile registra oggi molte più presenze rispetto al passato. Per la prima volta dopo tanto tempo, alcuni IPM hanno iniziato a riscontrare situazioni di sovraffollamento. E’ questo il caso degli Istituti di Milano, Treviso, Torino, Potenza e Firenze, dove i dati rilevati dall’Osservatorio riportano in alcuni periodi presenze superiori alle capienze regolamentari. A Torino la direzione è stata costretta per qualche giorno a predisporre dei materassi a terra. A Firenze, la stanza solitamente utilizzata per l’isolamento sanitario è stata adibita a camera di pernottamento. In altri Istituti, anche se non si registra formalmente una situazione di sovraffollamento, viene segnalato come l’incremento delle presenze comporti grandi difficoltà. Ad esempio a Nisida, dove i ragazzi detenuti erano 55 su una capienza regolamentare di 70 posti, la direzione riferiva che oltre le 45 presenze risulta difficile operare in buone condizioni. A causa della carenza di spazi, l’IPM di Nisida ha smesso di ospitare ragazze detenute, dovendo destinare tutti gli ambienti a sezioni maschili. Le ragazze del sud Italia destinatarie di una misura detentiva sono state per diversi mesi dirottate nell’IPM di Casal del Marmo.
Nel biennio appena concluso, diversi Istituti del centro e sud Italia hanno dovuto rimodulare i propri assetti organizzativi per sopperire alla carenze di posti negli Istituti del nord. La prolungata chiusura dell’IPM di Treviso e la ridotta capienza di quello di Milano hanno fatto sì che ragazzi provenienti da regioni del Nord fossero trasferiti in giro per l’Italia. Nella scelta di chi trasferire sono stati quasi sempre individuati ragazzi stranieri, nella maggior parte dei casi minori stranieri non accompagnati che, non avendo la famiglia nel territorio, si supponeva potessero venire sradicati con maggiore facilità. Questa soluzione ha causato inevitabilmente molti disagi, sia per i ragazzi trasferiti sia per gli operatori degli Istituti di destinazione che hanno dovuto gestire situazioni complesse. Per richiamare l’attenzione sui loro casi e poter tornare nei territori di appartenenza, alcuni di questi ragazzi hanno messo in atto proteste, sfociate, nei casi più gravi, in incendi e danneggiamenti degli ambienti. In risposta a tali eventi critici, l’unica soluzione individuata è stato il trasferimento dei ragazzi coinvolti presso altri Istituti penitenziari, proseguendo il viaggio in giro per gli IPM d’Italia. Nella maggior parte dei casi, tale soluzione rischia di non avere altri effetti se non quelli di acuire pregresse sofferenze. In caso di ragazzi maggiorenni, altra soluzione utilizzata è il trasferimento in un Istituto penitenziario per adulti. Tale possibilità, rafforzata dal cosiddetto Decreto Caivano, rischia di avere gravi conseguenze nei percorsi dei ragazzi, a fronte di un mero scopo punitivo. E’ ad esempio quanto avvenuto a Cagliari, dove un ragazzo è passato al sistema degli adulti nonostante dichiarate resistenze da parte dell’area trattamentale, poiché da anni impegnato in un percorso rieducativo all’interno dell’IPM. O quanto avviene spesso a Palermo, Bologna e altri istituti.

I casi difficili e le gestioni complesse

Dai racconti di chi lavora da anni nella Giustizia Minorile, emerge in generale una maggiore difficoltà nella gestione di situazioni particolarmente complesse. Sono situazioni delle quali troppo spesso ci si vuole sbarazzare trasferendo i ragazzi come fossero pacchi postali o, peggio ancora, mandandoli nel carcere per adulti e interrompendo così un importante percorso educativo. Ragazzi con vissuti estremamente faticosi alle spalle – spesso minori stranieri non accompagnati, privi di riferimenti affettivi e poco consapevoli di quanto va loro accadendo – possono esprimere il loro malessere attraverso comportamenti disturbanti. Capita allora che il ragazzo entri in carcere con l’accusa di un singolo reato e ne collezioni molti altri (oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento o altro), in un circolo vizioso che se non verrà interrotto dall’ascolto e dal sostegno porterà solamente a incancrenire le situazioni e far perdere ogni speranza a questi giovani.
Nella quasi totalità degli Istituti visitati, l’area educativa o sanitaria ha segnalato un incremento di ragazzi affetti da disagio psichico, difficili da gestire all’interno di un Istituto penitenziario. C’è una tendenza alla psichiatrizzazione e alla gestione farmacologica di forme di disagio sociale e di problematiche legate a pregressi vissuti traumatici. Il responsabile dell’area sanitaria dell’IPM di Firenze sostiene che, a causa dell’elevata incidenza di disagio psichico, l’Istituto stia diventando sempre più una struttura di valenza psichiatrica. La stessa criticità emerge dalle interviste fatte con i Funzionari della professionalità pedagogica dell’IPM di Acireale. Gli operatori hanno segnalato come negli ultimi anni si sia registrato un incremento di ragazzi affetti da disagio psichico non diagnosticato, ma spesso gestito solo con la somministrazione di terapie farmacologiche. Viene riferita, inoltre, come criticità di sistema, il mancato coordinamento tra Istituti penitenziari in relazione al piano terapeutico prescritto. Accade a volte che ragazzi trasferiti in altri Istituti per periodi limitati, ad esempio per partecipare ad udienze o svolgere colloqui con i familiari, assumano un maggior quantitativo di farmaci rispetto a quello assunto ad Acireale. Una volta tornati, si procede con la riduzione dei dosaggi per tornare al piano terapeutico originale, comportando ovviamente una situazione di instabilità nei ragazzi interessati. In generale, buona parte dei giovani detenuti affetti da disagio psichico, disturbi comportamentali o con problemi legati all’abuso di psicofarmaci sono di origine straniera. Si tratta spesso di minori stranieri non accompagnati, con gravi problemi di marginalità. Spesso in questi casi, accade che la patologia o il disturbo venga diagnosticato per la prima volta proprio all’interno dell’Istituto, dove i ragazzi arrivano a volte già in condizione di forte abuso di sostanze. Casi di disagio psichico, di disturbi comportamentali e di abuso di psicofarmaci, danno vita di frequente ad eventi autolesionistici. Dai dati raccolti nell’ultimo biennio, sono stati segnalati ripetuti tentativi di suicidio nell’IPM di Cagliari, tre nell’IPM di Bologna, due nell’IPM di Airola e uno nell’IPM di Catanzaro. Altri eventi sono invece dettati dal disperato bisogno di farsi ascoltare. E’ questo ad esempio il caso di un ragazzo che, trasferito da Milano all’IPM di Acireale, ha messo in atto gesti autolesionistici significativi che hanno comportato il suo ricovero ospedaliero. Nel caso specifico, la situazione si è complicata a causa di una carente comunicazione tra i servizi della giustizia minorile e del ritardo nell’attuazione della decisione dell’Autorità Giudiziaria che prevedeva il suo trasferimento in comunità. Nonostante il sostegno garantito dai servizi sanitari, alcune situazioni risultano complesse da affrontare in un contesto come quello carcerario, che spesso non fa altro che acuire problemi pregressi. Il Capo area educativa dell’IPM di Firenze segnala, nello specifico, la carenza delle cosiddette comunità educative a sistema rafforzato e delle comunità per ragazzi con doppia diagnosi. Non solo queste strutture sono poche, ma accolgono in via prioritaria ragazzi non provenienti dal sistema penale, considerati di più facile gestione. Accade a volte che, anche quando il giudice dispone l’invio in comunità, i ragazzi restino per diverso tempo in IPM per mancanza di disponibilità. Tale carenza si traduce di frequente nella necessità di mandare il ragazzo in comunità anche molto lontane, spesso fuori regione, sfruttando i primi posti liberi. Ancora più complesso è l’inserimento di minori stranieri non accompagnati, considerati ancora più difficili da gestire e, per questo, di fatto costretti a tempi di permanenza più lunghi all’interno degli IPM. In particolare gli istituti del sud Italia – ma non solo – destinatari di sfollamenti dal nord di ragazzi stranieri con vissuti difficili alle spalle, si trovano ad affrontare il problema delle dipendenze da alcol, sostanze e psicofarmaci (Ryvotril, Lyrica, che i ragazzi acquistavano anche per strada prima di fare ingresso in carcere), per il quale ci sarebbe bisogno di rafforzare una presa in carico a tutto tondo, che non si riduca a quella farmacologica e neutralizzante.

Cambia il clima all’interno di alcuni IPM: maggiori chiusure e troppi isolamenti disciplinari

In molti casi, il verificarsi di eventi critici ha prodotto un cambiamento di clima interno ad alcuni Istituti. Ad esempio, nei due IPM campani (Nisida e Airola) è stata rilevata la contrazione della “socialità a celle aperte”: i momenti di condivisione si svolgono in sale comuni chiuse a chiave dall’esterno. Ad Airola, al momento della visita, la socialità era stata addirittura sospesa, in conseguenza dell’ultima evasione da parte di un ragazzo attraverso un cunicolo nel muro. A Pontremoli, unico IPM femminile d’Italia, a seguito di alcune tensioni, la Direzione ha provveduto a limitare le ore di libertà dopo i pasti. Parimenti, a Torino, è stata registrata una riduzione all’accesso alle attività per i ragazzi e una maggiore rigidità negli orari di chiusura delle celle.
In alcuni Istituti, è stato registrato un aumento delle sanzioni disciplinari: a Palermo nel corso del 2023 sono stati imposti circa un centinaio di provvedimenti di esclusione dalle attività in comune. L’isolamento per un adolescente è devastante dal punto di vista psico-fisico. L’isolamento dovrebbe essere sempre vietato, anche quello di fatto determinato dalla necessità di proteggere un ragazzo dal resto del gruppo in virtù del tipo di reato commesso. A Palermo da mesi un ragazzo era in isolamento di fatto.

Personale qualificato e attento ai bisogni dei ragazzi

Ad attutire i fattori di complessità sopra descritti, interviene molte volte un personale penitenziario competente e dotato di una particolare sensibilità, anche se spesso sotto organico. Poliziotti che sono spesso l’avanguardia pedagogica nella capacità di dialogo.
Tuttavia, a fronte di una presenza pari al 54,2% di ragazzi stranieri, negli IPM la figura del mediatore culturale ricopre un ruolo fondamentale. Tuttavia, i servizi di mediazione sono presenti con discontinuità sul territorio italiano. A Torino nel 2023 si è registrato un aumento significativo del servizio, che vede oggi una presenza costante per due o tre ore al giorno. In molti altri Istituti invece – ad esempio a Roma, nonostante l’elevata presenza di ragazzi stranieri – vi è evidente necessità di incrementare il servizio.

Numerose le attività ricreative e culturali degne di nota

Sicuramente uno degli aspetti che maggiormente connotano le carceri minorili è il legame con il tessuto associativo del territorio, capace di offrire ai ragazzi una vasta gamma di attività ricreative e culturali. Presso l’IPM di Catanzaro, con gli interventi edilizi recentemente portati a termine, si è puntato a migliorare gli spazi per le varie attività proposte in Istituto, realizzando un campo da calcio, una cappella ed un teatro a cui può accedere anche la cittadinanza esterna. Potenziare la commistione tra dentro e fuori è sicuramente un’operazione lodevole, in linea con i principi della giustizia minorile. Oltre ai tradizionali laboratori di teatro, musica, scrittura rap ed alle classiche attività sportive garantite in tutti gli IPM, di particolare valore sono le esperienze che prevedono un contatto con il mondo circostante. A Bari, ad esempio, vi è il laboratorio teatrale “Sala Prove” gestito dal Teatro di Bari e finanziato dal Dipartimento, cui partecipano attualmente sei ragazzi e che prevede spettacoli aperti al pubblico esterno. Nell’IPM di Catania il progetto “Remare in libertà”, attivato dal Dipartimento insieme alla Federazione Italiana Canottaggio, consente a due ragazzi di uscire regolarmente dall’Istituto per svolgere un corso di canottaggio. I ragazzi non autorizzati all’uscita possono allenarsi nella palestra all’interno dell’Istituto con un vogatore posizionato davanti a uno schermo che riproduce il mare. Un progetto analogo si svolge a Palermo. Alcuni ragazzi dell’IPM di Cagliari, oltre a essere direttamente coinvolti in attività sportive, partecipano come spettatori alle partite di calcio del Cagliari, insieme a bambini e ragazzi in condizioni di vulnerabilità. A Nisida si tiene da tempo un laboratorio di politica, che prevede un confronto su tematiche di rilievo sociale con la città, attori, cantanti, politici, operatori sociali. Sempre a Nisida, alcuni ragazzi sono inoltre coinvolti in un laboratorio di street food napoletano, mentre a Palermo si è da poco concluso un progetto di laboratorio culinario associato ad attività interculturali: tutti i ragazzi presenti in Istituto hanno imparato a cucinare piatti da tutto il mondo. “Fammi vedere la luna” è inoltre il primo videogioco realizzato in un carcere italiano, in particolare l’IPM di Airola.

Serve un maggiore sforzo per incrementare i corsi professionali qualificati e le opportunità lavorative

Sono assolutamente da potenziare i corsi di formazione professionale, totalmente assenti ad esempio in tutti gli IPM siciliani. Per sopperire a tale mancanza i singoli Istituti provano ad arrangiarsi con l’attivazione di percorsi formativi finanziati dal Dipartimento che non rilasciano però certificazioni ufficiali e sono quindi difficilmente spendibili una volta fuori. Esempio opposto è quanto accade nell’IPM di Bologna, dove nel 2023 diversi ragazzi hanno frequentato un corso professionale nell’ambito della ristorazione e altri un corso a indirizzo edile. Anche a Firenze viene segnalata la difficoltà di attivare percorsi di formazione professionale a causa della mancanza dei requisiti necessari richiesti ai partecipanti, come ad esempio documenti d’identità, permessi di soggiorno o la licenza media. Presso l’IPM di Casal del Marmo si fa fatica a organizzare corsi professionalizzanti veri e propri; come in altri IPM, si svolgono dunque soltanto dei corsi in grado di rilasciare degli attestati di competenza. Nessuna attività di questo genere è invece prevista per le ragazze; il loro numero ridotto finisce tristemente per pregiudicarle ulteriormente.
Da potenziare è anche il lavoro per i ragazzi più grandi, soprattutto quello esterno ex art. 21 dell’ordinamento penitenziario, mancante ad esempio a Torino e a Catania. Negli IPM di Acireale e Potenza, invece, le esperienze lavorative offerte ai ragazzi non mancano. Ad Acireale al momento della visita 5 ragazzi lavoravano all’esterno beneficiando dell’art. 21 O.P., mentre altri 4 ragazzi erano impiegati a turno in attività di impiantistica ed edilizia all’interno dell’Istituto. A Potenza i ragazzi in art. 21 O.P. erano 4 i quali percepiscono una retribuzione pari a 1500 euro mensili. Andrebbe replicata da più parti l’esperienza del laboratorio per la preparazione di prodotti da forno “Cotti in Fragranza”, nato nel 2016 nel complesso dell’IPM di Palermo con l’intenzione di costituire un’occasione di inclusione sociale per i ragazzi detenuti, che sono chiamati a prendere parte a tutte le scelte imprenditoriali e che possono continuare a lavorare nel laboratorio anche al termine della pena detentiva.
L’attivazione di percorsi di istruzione è sostanzialmente trasversale in tutti gli Istituti, sebbene i mutamenti nelle caratteristiche dell’utenza abbiano determinato nuove tendenze: aumentano i corsi di alfabetizzazione e si riducono gli iscritti alle scuole medie, come ad esempio ci è stato segnalato a Torino. Per quanto riguarda gli studi universitari, al momento della visita presso l’IPM di Bologna vi erano 2 dei ragazzi iscritti all’Università. Sebbene esista una specifica convenzione con l’Ateneo bolognese, in assenza di sezioni con custodia attenuata, la partecipazione in persona alle lezioni si attua tramite l’uso dei permessi. Sempre a Bologna, vari ragazzi avrebbero la possibilità di accedere alla misura della semilibertà, ma ne vengono privati a causa della mancanza di spazi adeguati a separarli dal resto dei ragazzi. Il timore è infatti quello che chi esce di giorno possa alla sera fare ingresso in istituto con oggetti non consentiti. Basterebbe destinare alcune stanze distaccate a stanze di pernottamento per loro e si aggirerebbe tale preoccupazione offrendo ai ragazzi una fondamentale opportunità.

Continuano le videochiamate, mentre scarseggiano le visite prolungate

Fortunatamente, nonostante la fine dell’emergenza sanitaria, tutti gli IPM hanno mantenuto la possibilità di effettuare colloqui in videochiamata, risorsa fondamentale soprattutto per i ragazzi stranieri. Se nella maggior parte degli Istituti le videochiamate rappresentano un’alternativa ai colloqui, esse si aggiungono a quest’ultimi presso gli IPM di Airola ed Acireale.
Sono invece ancora troppo pochi gli Istituti che prevedono i cosiddetti colloqui prolungati (con durata tra le 4 e le 6 ore) in ambienti simili a quelli domestici, così come previsto dal D.Lgs. 121/18. Uno spazio ad hoc manca ad esempio negli IPM di Bologna, Firenze e Potenza. A Bari, Caltanissetta e Cagliari, le Direzioni degli Istituti hanno richiesto più volte finanziamenti a tale scopo, senza successo. Presso l’IPM di Catania, sebbene non vi sia un luogo apposito, sin dal 2008 le visite prolungate vengono comunque realizzate nell’area verde dell’Istituto. Questa possibilità all’IPM di Airola è garantita solo d’estate. Invece, presso l’IPM di Acireale i colloqui prolungati hanno luogo presso un luogo apposito, ben curato e simile ad un ambiente domestico, dove è possibile anche pranzare.