Comunità Casone della Barca

Tipologia:comunità educativa residenziale maschile
Regione: Emilia Romagna
Dislocazione: extra -urbana

Contatti

Via San Martino 21, 52100 Marzabotto (BO)
Responsabile (Elisa Ventura)  tel. 320 1710231, elisa.ventura@opengroup.eu
Coordinatrice (Martina Guerzoni) tel. 342 1116153, martina.guerzoni@opengroup.eu 

Struttura

La comunità Casone della Barca gestita dall’ente Open Group si trova all’interno del Parco Storico di Monte Sole. Fino allo scorso anno la struttura si trovava in città, in un condominio. Da giugno, per evitare i problemi legati alla realtà condominiale e allo stigma dei ragazzi accolti, la comunità si è spostata in una località isolata. La nuova struttura, dotata di un grande giardino, è formata da due edifici separati, uno per il vitto e l’alloggio, l’altro per le attività lavorative e di gruppo. Sono presenti nel complesso tre appartamenti per la semi-autonomia, destinati ai ragazzi maggiorenni. 

Ospiti

La comunità ha la possibilità di ospitare un massimo di nove ragazzi, tutti di sesso maschile. La struttura ha richiesto di estendere i posti a disposizione ad undici e risultava al momento dell’intervista  in attesa di conferma.
I ragazzi che vengono ospitati hanno tra i 13 e i 20 anni. Tra i ragazzi presenti, sei provengono dal circuito penale: un ragazzo è sottoposto a misura cautelare, tre sono in affidamento in prova e due in messa alla prova. Il numero di ospiti provenienti dal circuito penale è elevato grazie ai  rapporti con il centro di giustizia minorile. La convivenza tra ragazzi del penale e del civile, secondo quanto emerso dalle esperienze della coordinatrice della struttura, non è difficile perché i ragazzi hanno tutti esperienze di vita simili. Questo permette di normalizzare la situazione dei ragazzi penali e permette il confronto tra le diverse utenze. 

L’ingresso nella comunità avviene dopo che il comune o il centro di giustizia minorile contatta la comunità. Una volta letta la relazione e valutata la compatibilità del ragazzo, si incontrano i servizi sociali e poi, se tutte le procedure d’ingresso sono quasi ultimate, si effettua un colloquio con il ragazzo. Dopo l’incontro, si concorda la data di inserimento. 

La permanenza dei ragazzi nella comunità dipende dai provvedimenti cui sono sottoposti ma in media la durata è di 18 mesi.

Staff

La comunità è coordinata dalla dott.ssa Martina Guerzoni. L’équipe educativa è formata da dieci educatori, alcuni con formazione per esercitare la professione di psicologi altri con formazione da assistenti sociali. 
Come da DGR 1904/2011 vengono svolte regolari supervisioni sull’équipe e sui casi da parte di professionisti esterni che collaborano con la comunità. Una volta alla settimana vengono fatte riunione di equipe per un confronto puntuale e preciso tra gli educatori in merito al progetto del ragazzo e alla quotidianità.

Sistema disciplinare

All’interno della struttura esiste un regolamento disciplinare che il ragazzo firma al momento dell’ingresso. Nel caso di infrazioni, le sanzioni disciplinari non seguono uno standard ma sono previste delle linee guida per gli operatori. Gli ambiti su cui si interviene sono le attività, le uscite in autonomia e le paghette. La paghetta in questo senso viene considerata dagli operatori un vero e proprio strumento educativo. Nel caso in cui invece un ragazzo abusi di sostanze stupefacenti, gli educatori non infliggono solo delle sanzioni ma attivano anche dei percorsi individuali e garantiscono un sostegno psicologico grazie alle collaborazioni con realtà esterne esperte sul tema. Per il resto delle trasgressioni, tendono a rispondere sulla base della tipologia di problematica. Per i ragazzi provenienti dal circuito penale, gli educatori devono effettuare anche delle segnalazioni agli assistenti sociali, le quali possono essere poi eventualmente comunicate al giudice. 

Attività

Nella comunità tutti i ragazzi frequentano la scuola o svolgono tirocini formativi. Vengono garantite anche attività ludico-ricreative o sportive.
L’equipe educativa mira a favorire i minori accolti nell’inserimento in diverse  opportunità formative (esperienze di tirocinio; iscrizione a corsi propedeutici all’inserimento nel mondo del  lavoro; ecc). L’inserimento professionale e lavorativo costituisce uno snodo decisivo nel percorso di  inclusione sociale dell’adolescente e il possibile avvio di un percorso di autonomia personale e di uscita dal  percorso di accoglienza. Oltre al sostegno scolastico, vengono proposte attività ricreative, laboratoriali e di scoperta dell’ambiente: escursioni in tenda, gite sul  territorio, arrampicata, vacanze al mare e in montagna. Ciò sia allo scopo di relazionarsi in contesti positivi  con adulti e pari, sia di sviluppare manualità, espressività e suscitare la nascita di interessi.
I ragazzi del circuito penale svolgono attività di volontariato. Gli educatori utilizzano le risorse del territorio per aprire dei laboratori (di writing, di caffetteria e american bar, di falegnameria, affiancamento ai ragazzi per acquisire competenze relative alla patente di guida, di teatro del Pratello, di volontariato in Caritas per esempio).

Nel marzo 2021 è stato realizzato uno studio di registrazione direttamente dai ragazzi ospiti nella struttura a cui piace comporre testi e creare basi musicali. La musica è uno strumento positivo per canalizzare le emozioni.
All’interno del giardino della struttura, è stato creato un orto considerato un importante strumento educativo che permette di imparare facendo e di sviluppare il concetto di cura.

Vi è poi una sala polivalente con attrezzature da palestra (spalliere; cyclette; pesi; sacco da boxe; ecc); tavolo da ping-pong e da biliardo; biliardino. Nel modello educativo della struttura, lo sport è vissuto come un importante momento di formazione, sia da un punto di vista motorio, che psicologico, capace di canalizzare stati d’animo e di contribuire attivamente alla formazione delle personalità degli ospiti accolti. Lo sport è dunque sinonimo di impegno e costanza, aiuta a superare limiti, svincolando l’autostima dei ragazzi dal risultato, salvaguardando il “diritto di sbagliare” per poi ricominciare. Lo sport è anche un veicolo di inclusione, aggregazione e partecipazione che, creando un senso comune di appartenenza, può realizzare un cambiamento che promuove il benessere fisico e sociale.

Relazioni con l’esterno 

La comunità sviluppa contatti con gli enti e le associazioni del territorio secondo le esigenze dei ragazzi. I minori possono frequentare spazi di socialità all’esterno della struttura in base al loro programma, massimo tre volte alla settimana e solo in orario pomeridiano.
Gli incontri con le famiglie vengono concordati durante i primi periodi, dopo che la comunità entra in contatto con la famiglia. Se gli incontri vengono autorizzati si svolgono anche in autonomia all’esterno della struttura. Nel caso di relazioni conflittuali con i genitori si preferisce non far entrare le famiglie in struttura. I giovani adulti hanno la possibilità di incontrarsi in privato con le loro compagne/compagni al di fuori della struttura. 

Lavoro

I giovani adulti partecipano a delle formazioni professionali e svolgono attività lavorative durante la permanenza nella comunità. Tra gli ospiti un ragazzo con apprendistato lavora nell’agriturismo come aiuto cuoco, un altro fa il giardiniere, un altro svolge un tirocinio in un bar. Anche i minori possono lavorare con un contratto di lavoro intermittente o con un contratto a tempo determinato firmato dai genitori. I soldi che provengono dalle retribuzioni li tiene la comunità. Ogni spesa viene concordata, i soldi guadagnati servono per spese progettuali (scuola guida, corsi di formazione, vestiti, bisogni necessari). Nella comunità sia i ragazzi che lavorano che quelli che non lavorano ricevono una paghetta. 

Sanità

La comunità si occupa di provvedere alle visite specialistiche dei ragazzi e ai loro bisogni primari. Sono garantiti anche servizi di medicina preventiva a livello individuale. Rispetto alla sessualità si fanno lavori di gruppo ma secondo gli educatori, sul tema sono più efficaci gli incontri singoli, in cui  i ragazzi si sentono più liberi. Inoltre, la comunità collabora con delle realtà locali esperte nella cura delle dipendenze, come Area 15.
Una delle principali difficoltà riscontrate dalla comunità secondo gli operatori è legata all’attivazione molto difficile di adeguati supporti nel caso in cui il minore manifesti problemi psichiatrici. Infatti, non vengono presi in carico dal neuropsichiatra perché non competente sul territorio.

Emergenza sanitaria Covid-19

Per i rapporti con l’Asl competente, durante la crisi sanitaria, è stato nominato un referente per le comunità, il quale si attivava per organizzare degli screening in caso di positività registrata nella comunità. 
La didattica a distanza è stato il problema maggiore del confinamento durante l’emergenza da Covid-19. Si è riscontrata grande difficoltà nel mantenere l’attenzione dei ragazzi (soprattutto con i corsi professionali).
Il superamento del periodo più critico della pandemia ha portato alla ripresa delle attività con l’utilizzo della mascherina quando queste si svolgono con gli educatori. Per vedere i genitori servono dei moduli compilati. 

Considerazioni degli operatori

Secondo l’esperienza maturata dagli operatori della comunità sono poche le messe alla prova che falliscono. I casi di fallimento vengono ricondotti alla poca consapevolezza del ragazzo del percorso che intraprende mediante questa misura. Hanno riscontrato invece che nel caso in cui i ragazzi provengono da misure cautelari si ambientano meglio alla quotidianità che si svolge all’interno della comunità.