Comunità Diana

Tipologia: struttura protetta per ragazze – indirizzo non disponibile
Regione: Lombardia
Dislocazione: –

Contatti

Abbiategrasso (MI)
Telefono: 02.94965244
Fax: 02.89954595
Mail: lule@luleonlus.it

Struttura

La comunità Diana è un alloggio per minori adolescenti femmine gestito dall’ente Iule ONLUS. La struttura è un appartamento di 180 metri quadri situato all’interno di un rustico ristrutturato.

Ospiti

All’interno della struttura le ospiti sono minori di sesso femminile, italiane o straniere, di età compresa tra i 12 e i 18 anni. La ricettività del servizio è pari a otto posti. Accanto alla comunità principale, si trova un appartamento per due ragazze in prosieguo (dai 18 ai 21 anni) e una struttura di terza accoglienza della stessa capienza per le ragazze in uscita.
Attualmente la comunità ospita una ragazza dal penale che sta terminando il proprio percorso.
All’interno della comunità sono accolte minori allontanate dalle famiglie a causa di situazioni di grave disagio psicologico, sociale ed affettivo, previo decreto del Tribunale per i Minorenni;  minori straniere non accompagnate, poste sotto tutela da parte del Tribunale per i Minorenni; minori allontanate dalla famiglia in una fase di valutazione della recuperabilità delle risorse genitoriali; minori allontanate dalla famiglia in una fase di sostituzione della famiglia stessa; minori provenienti da situazioni di collocamento fallite (adozioni, affidi);  minori provenienti dal circuito penale. Non vengono accolte minori con gravi patologie psichiatriche o tossicodipendenti.
La presenza media delle ragazze nella comunità è molto relativa. Visto che le ospiti possono essere accettati dai 12 anni, spesso sono profili difficilmente reinseribili nel precedente contesto familiare.  
Al massimo, la comunità ha ospitato la stessa minore per 6 anni. Le ragazze dal penale restano in media per un anno/un anno in mezzo, ma a volte possono restare anche 3 o 4 anni se continuano il loro percorso di ricerca dell’autonomia.
Le minori vengono inserite nella comunità dopo una domanda dei servizi sociali, del tribunale per i minorenni o della questura stessa. Prima di accettare l’inserimento, l’équipe educativa legge le relazioni degli operatori entrati già in contatto con la minore. 

Secondo chi gestisce la comunità, la convivenza tra ragazze dal penale e ragazze del civile è pacifica grazie alle esperienze e alle problematiche che accomunano tutte le ospiti della comunità. La difficoltà generalmente è iniziale: le regole della comunità sono molto rigide quindi se le ragazze non sono in grado di sostenerle, secondo quanto emerso dall’esperienza narrata dagli operatori, lo dimostrano da subito.

Staff

L’équipe educativa è formata da dieci educatori, una coordinatrice e una psicologa presente nella struttura tre volte alla settimana che affianca l’equipe nella verifica dei progetti, svolge colloqui settimanali con le ospiti e gestisce il gruppo di confronto tra loro. 

Disciplina

Visto che la struttura è protetta, le regole sono rigide quindi anche una messa alla prova, secondo le esperienze degli operatori, può essere vissuta con più difficoltà.
All’interno della struttura esiste un regolamento disciplinare per le ospiti che sancisce tutte le regole della convivenza. Per esempio, è vietato utilizzare dei dispositivi tecnologici che possano permettere di comunicare con l’esterno. L’accesso ad internet è possibile solo sotto la sorveglianza di un educatore e le telefonate si svolgono in vivavoce.

Nel caso di infrazioni la comunità lavora sulle relazioni di fiducia e sul dialogo per capire a cosa è dovuto il malessere. Nel caso in cui l’ospite scappa, questa subisce una quarantena per motivi sanitari. 

Attività

Durante l’anno la comunità fornisce alle ragazze un sostegno psicologico individuale una volta alla settimana e un’assistenza giornaliera alle attività di studio in funzione dei programmi formativi individuali. La maggior parte delle ragazze frequenta la scuola. Durante il weekend, quest’anno è stato attivato un progetto in collaborazione con un maneggio della zona. In passato sono stati organizzati dei laboratori artistici e sportivi (scrittura, piscina, bici, teatro), con il supporto di volontari esterni.  In estate le ospiti partecipano alle iniziative aggregative del territorio e fanno volontariato con altri enti locali. Inoltre, vengono organizzate delle vacanze presso località turistiche.

Rapporti con l’esterno

Le ospiti possono incontrare all’esterno i propri amici ma tutte le uscite si basano su un rapporto di fiducia con gli educatori. A volte non è possibile per motivi personali delle ospiti.
All’interno della comunità non si organizzano incontri con le famiglie, nessuno può entrare nella comunità per motivi di sicurezza.  Gli incontri con i genitori avvengono in un altro luogo. In alcuni casi non possono incontrare i genitori.

Durante l’emergenza da Covid-19, secondo le direttive del ministero gli incontri con le famiglie dovevano avvenire tramite skype. Questo ha portato a grandi difficoltà sia per le ragazze che per le famiglie soprattutto durante la seconda ondata.

Lavoro

Le ragazze che attualmente si trovano nella struttura frequentano tutte la scuola. Tuttavia, nel caso in cui si conclude il percorso scolastico, molto spesso le ragazze iniziano a lavorare dopo che imparano a scrivere curriculum e a sostenere colloqui.
Le ragazze che non lavorano beneficiano di una mancia settimanale che funziona con un meccanismo particolare. La mancia è uno strumento di disciplina quindi la si ottiene se vengono rispettate le regole. Inoltre, la mancia si ottiene grazie alle attività svolte nella comunità.  Le ragazze, a turno, si occupano della pattumiera e guadagnano 10 euro. Queste non possono ricevere direttamente soldi dalle proprie famiglie. I parenti possono solo comprare loro vestiti e finanziare le attività sanitarie o extra (come la palestra).  

Sanità 

All’interno della comunità si partecipa ad eventi, anche esterni, di medicina preventiva sull’uso di sostanze e poi sulle MST.
Vengono poi attivati, se servono, percorsi ad hoc con il SerT e il NOA.
In caso di ricovero ospedaliero a partire dal secondo giorno viene richiesto un rimborso pari alle ore effettuate in presenza da un educatore per l’assistenza ad personam del minore.

Covid 19 

La comunità ha avuto difficoltà a reperire le strumentazioni e a trovare gli spazi per garantire la didattica a distanza. La struttura si è dovuta dotare di wifi. Gli educatori hanno dovuto aumentare le loro presenze, per controllare meglio i ragazzi. Anche a livello economico è stato difficile, per le mascherine e per gli operatori.