Comunità Piccolo Principe

Tipologia:comunità educativa residenziale maschile
Regione: Emilia-Romagna
Dislocazione: extra -urbana

Contatti

Via del Bordone 4, 40127 Bologna (BO)
Telefono: 051 763477
Email: direzione@ilpiccoloprincipe.eu 

La struttura

La comunità educativa residenziale per minori “Piccolo Principe” si trova poco fuori Bologna. Dalla Stazione centrale si può raggiungere in circa trenta minuti, tramite mezzi pubblici (autobus linea 88) e 15 minuti di camminata. 

Adiacente alla comunità, vi è un grande terreno che ha al suo interno tre case coloniche a tre piani recentemente ristrutturate. In una delle tre case vi è la sede educativa, in un’altra un appartamento ad alta autonomia per ragazzi/e che non richiedono copertura educativa h24 e sono prossimi alla maggiore età o maggiorenni che hanno ottenuto un prolungamento giudiziario dal tribunale minorile. 

Ospiti

La comunità accoglie ragazzi e ragazze con provvedimenti civili e in messa alla prova, non è invece accreditata per lo svolgimento di misure alternative alla detenzione.
Il numero massimo di persone che può ospitare sono 11, tra femmine e maschi. Al momento dell’intervista, erano presenti nella comunità 10 ragazzi di cui 7 maschi e 3 femmine di età comprese tra i 13 e i 18 anni. Tra questi nessuno era ospite della comunità in esecuzione di un provvedimento penale, ma verso la fine del 2021 era previsto l’arrivo di due ragazzi, uno italiano e un ex minore straniero non accompagnato entrambi per intraprendere un percorso di messa alla prova.

Generalmente la permanenza dei ragazzi all’interno della struttura varia, alcuni restano anche tre anni o cinque anni. I percorsi di messa alla prova durano solitamente intorno ai 6 mesi.

Ingresso

Prima di ogni nuovo ingresso in comunità si valuta l’idoneità ad accogliere la persona anche in base agli altri soggetti ospitati in quel momento per evitare che la presenza del ragazzo/a influisca sui percorsi già particolarmente difficili. In questo modo si cerca di rendere la convivenza più pacifica possibile, non potendo la struttura differenziare il collocamento tra ragazzi sottoposti a provvedimenti civili e ragazzi in messa alla prova.

Nel caso di messa alla prova, nella maggior parte dei casi i ragazzi/e si trovano già inseriti nella struttura a cui poi viene disposto il provvedimento per fatti precedenti o contemporanei alla permanenza in struttura. Se la persona è già in comunità, ricevuta la notifica, la struttura viene contattata dall’assistente dell’USSM alla quale viene affidata il caso e in seguito si cerca di creare un momento di confronto con il ragazzo/a. 

Staff

La comunità è gestita dall’associazione Piccolo Principe, coordinata dalle Dott.sse Ludovica Salviero e Veronica Molteni. La squadra educativa è composta in totale da nove educatori formati che coprono le 24 ore.  Ogni educatore è referente per due ragazzi e il coordinamento è gestito da due educatrici.

Disciplina

Nella struttura esiste un regolamento disciplinare interno che viene spiegato all’ingresso e viene firmato dai ragazzi/e che sottoscrivendolo si impegnano a rispettarlo. Il regolamento contiene regole come il rispetto degli spazi, i turni di pulizia della casa, momenti di attività, orari di rientro. Sulla base delle regole previste, viene compilato un file excel con dei punteggi per ogni attività svolta tra mattina e pomeriggio (ad es. ordine della stanza, attività, condotta). La lettura dei punteggi viene poi data in base a una legenda che riporta le penalità in base alle eventuali infrazioni commesse (ad es. -1 per cose minori e -20 per infrazioni maggiori come non rientro notturno). In base al tipo di infrazione che viene commessa, vengono previste alcune sanzioni specifiche: ad esempio se non si torna la notte non si riceve la paghetta settimanale o se si viene trovati a bere alcol, fumare sigarette o stupefacenti vengono scalati dei soldi dalle paghette. 

Attività

Le attività che vengono garantite all’interno della comunità sono numerose. La struttura ha un giardino molto grande con campo da calcio, da beach volley e canestro da basket. Vi è poi una piccola palestra in un ex garage attrezzata con sacco da boxe, panca e bilancieri. Nel periodo estivo si monta anche una piccola piscina da 4 metri.
Mentre sono previste numerose attività legate allo sport, non sono previste invece vere e proprie attività artistiche.
La persona incaricata della manutenzione della struttura a volte coinvolge i ragazzi/e in attività artigianali come ad esempio la costruzione di elementi di arredamento con materiali da riciclo. Nei mesi estivi alcune sere si vedono film tutti insieme. Un ragazzo segue all’interno della struttura un laboratorio di espressione musicale con un formatore. 

Rispetto agli spazi di socialità all’esterno, trattandosi nella maggior parte dei casi di ragazzi con emarginazione sistematica, si fa spesso fatica a prevedere la loro partecipazione in attività di gruppo. Al momento nella struttura solo un ragazzo segue un percorso musicale individuale di tecnica canora in una scuola esterna che l’USSM paga extra retta.

Relazioni con l’esterno

Per quanto riguarda gli incontri con persone all’esterno della comunità viene garantita la possibilità di incontri ma le regole vengono sempre concordate con gli assistenti sociali. Vi sono ragazzi con più o meno restrizioni in base al singolo percorso. 

Le modalità di uscita vengono discusse e condivise insieme ai ragazzi, modalità che secondo chi coordina la struttura, permette di responsabilizzarli il più possibile.

A seconda dall’età, i ragazzi sono più o meno autonomi ad organizzare delle uscite con altri ragazzi esterni alla comunità. Per i più giovani, si può concordare di dormire fuori solo se si parla con un altro adulto. In alcuni casi le restrizioni sono stringenti su richiesta degli assistenti sociali. 

Gli incontri con le famiglie di origine si svolgono in forma protetta o vigilata e vengono sempre concordati con gli assistenti sociali in base a un calendario da loro stabilito e non si svolgono quasi mai in totale autonomia. Durante la pandemia, è stato necessario tagliare tutti i contatti con l’esterno e per difficoltà dei ragazzi/e non si è riusciti a fare video chiamate. 

Collaborazioni con realtà associative

L’associazione “Fiore di Campo” si occupa di raccolta fondi da destinare ad altre associazioni e una volta l’anno invia una donazione alla comunità per arricchire l’offerta di attività per gli ospiti. Altre realtà private forniscono prodotti alimentari. È da tempo attiva una collaborazione con l’associazione “Amici di Piazza Grande” con la quale sono stati in passato strutturati insieme progetti di Messa alla prova per ragazzi ospiti della comunità.

Lavoro

Per quanto riguarda la possibilità di partecipare a corsi di formazione professionale, nella comunità Piccolo Principe molti ospiti seguono scuole di formazione, soprattutto i giovani migranti. I principali ambiti sono la ristorazione, la meccanica e l’elettronica. Ciascuno dei corsi prevede delle ore di tirocinio non pagato ma che in diverse occasioni si è poi trasformato in un posto di lavoro vero e proprio. 

I giovani adulti svolgono attività lavorativa solo all’esterno della struttura. Essendo un’associazione di volontariato e non una cooperativa non ci sono posizioni lavorative interne. La gestione degli stipendi in questi casi risulta abbastanza complicata. I ragazzi neo maggiorenni che lavorano vengono dotati di una postepay in cui versare quanto guadagnato. La gestione della carta poi dipende dal livello di autonomia della persona, il livello di attenzione aumenta se vi è il rischio di sperperare. Nel caso invece di ragazzi che non lavorano, ogni venerdì viene formulata una paghetta che va da un minimo di 0 a un massimo di 20 euro sulla base dei punteggi settimanali.  I soldi in alcuni casi possono essere consegnati direttamente al ragazzo/a e in altri possono essere spesi con gli educatori. 

Sanità

La comunità non ha una struttura sanitaria non essendo una comunità integrata adibita ad accogliere ragazzi con diagnosi. Vengono svolti degli interventi di promozione del benessere e ogni ragazzo/a viene accompagnato nell’ordinario iter burocratico sanitario.

Nei casi di ragazzi migranti, si fa riferimento alla pediatria di comunità all’interno della casa della salute locale soprattutto per verificare copertura vaccinale e in caso procedere con la somministrazione dei vaccini mancanti.

Nel contratto di accoglienza sono stabilite le prestazioni sanitarie che sono comprese nella retta. Se ci sono situazioni di emergenza sanitaria che esulano dalle prestazioni per le quali i Servizi sociali hanno firmato il contratto, si può incorrere in situazioni di grave difficoltà. In questi casi si è dovuti ricorrere alla copertura h24 di un educatore in ospedale, continuando a garantire comunque la copertura h24 in comunità. Ci sono voluti diversi mesi per riuscire ad ottenere il rimborso da parte del Servizio sociale per coprire le spese per l’educatore in più.

Covid-19

Durante l’emergenza da Covid-19 la comunità si è adattata alla didattica a distanza, seppur con grande difficoltà di attenzione da parte dei ragazzi. Per questo motivo si è cercato di garantire un’ora singola al giorno per ragazzo, in cui questo veniva seguito dall’educatore. A questo si sono aggiunte problematiche di rete. I ragazzi/e sono stati comunque tutti promossi.
Alcuni sono stati seguiti dal sostegno scolastico e avevano un educatore dedicato. Chi aveva il sostegno aveva poi diritto a frequentare le lezioni in presenza nel nuovo anno scolastico (2020/2021) perché portatori di bisogni di apprendimento speciale. Alcuni di questi si sono però rifiutati perché spesso presi in giro dal resto dei ragazzi della classe.
Durante l’emergenza si sono registrate profonde perdite di competenze didattiche e sociali. Dall’altra parte, la pausa dalla scuola nei mesi di lockdown ha rappresentato per i ragazzi un gran sollievo dalle perenni incombenze e dal continuo senso di inadeguatezza e incapacità a raggiungere determinati obiettivi didattici. Si è osservata maggiore calma e meno irritabilità. Con la ripresa della scuola, si è riscontrata grande difficoltà a recuperare orari normali e ritmi, ma anche voglia di tornare a vedere il mondo esterno. Molte attività non sono ancora riprese, infatti essendo un gruppo cospicuo, ogni attività esterna risulta di difficile organizzazione.
Durante l’emergenza inoltre i ragazzi hanno sicuramente beneficiato di un maggior investimento non solo di tempo ma anche affettivo degli educatori. Per molti educatori il luogo di lavoro è diventato anche l’unico luogo di socialità e questo ha comportato maggior tempo insieme. Se da un parte questo ha avuto per i ragazzi sicuramente delle ricadute positive, il ritorno alla normalità ha determinato il venir meno delle attenzioni ricevute prima. 

In questa fase emergenziale sono state acquistate delle biciclette e incrementate le passeggiate che hanno aumentato e intensificato il rapporto dei ragazzi con la natura e l’aria aperta. 

Considerazioni degli operatori

In linea generale, i problemi riscontrati dalla comunità rispetto al funzionamento della messa alla prova sono legati alla lunghezza dei procedimenti penali che creano disagi incidendo sui percorsi dei ragazzi che vedono la misura solo come un’opportunità per non avere ulteriori problematiche. Inoltre, nella maggior parte dei casi, gli educatori si trovano a dover strutturare una proposta di percorso di Messa alla prova con poco sostegno da parte degli assistenti sociali, riscontrando il bisogno di una progettazione più partecipata. Secondo quanto riportato dagli addetti ai lavori, si registra  l’impressione che la Messa alla prova sia una mera formalità posto che in diversi casi viene conclusa con esito positivo anche in presenza di percorsi non proprio lineari. In generale, tutto il percorso di Map (sia di progettazione sia di verifica) è lasciato troppo in mano alla comunità.